Bella e densa questa riflessione ma vorrei vederci meglio dentro.
Non sono cresciuto in città, mondo che mi è sempre stato sostanzialmente estraneo, anche se ci ho studiato e ci lavoro.
Prospettiva per me sorprendente ma non mi sono chiari i riferimenti temporali.
L’università attuale è solo altrove, le manca il radicamento, la capacità di distinguere ciò che è locale e può toccare direttamente da ciò che non lo è e che tocca solo temporaneamente, viaggiando.
Sì, certamente ma da quando? Io quella radicata non l’ho mai conosciuta. Fisica ad Arcetri 1974-78. Avulsa dal contesto. Avulsa dalla storia, da ogni altro riferimento. Torre d’avorio. Castalia dimessa. Polverosa.
Forse altri studi erano diversi? Forse quelli umanistici? Non lo so. Da racconti di altri dubito.
Affascinante la visione dell’università radicata ma fino a quando lo è stata? Ignoranza, lacuna che devo colmare.
Ipertrofia strumentale, sì.
Stentata capacità comunicativa, oh sì!
L’università che vorrei dovrebbe aiutare la città a sviluppare la sua dimensione comunicativa.
Anch’io la vorrei così ma tutto fa fuori che insegnare a comunicare, anche dove si insegna comunicazione.
Una maggiore, più profonda, capacità di comunicare è la cosa di cui c’è più bisogno al mondo oggi.
Su internet c’è da dire dell’altro, più in là.